Accordini Igino? Per realizzarlo vengono utilizzati i vitigni Oseleta, Forselina, Corvinone, Corvina, Negrara e Rondinella. Il suo nome deriva invece dalla forma dei grappoli della Corvina, molto simile ad un orecchio, il quale viene chiamato recia in dialetto veneto. Le radici del Recioto sono da attribuire ad un errore commesso nel 1936 all’interno della cantina sociale di Villa Mosconi ad Arbizzano, quando si verificò una dimenticanza di una botte in affinamento affermo. Durante l’assaggio Adelino Lucchese, il capo cantina, disse che il vino non era un Amaro, ma un Amarone per enfatizzare il gusto particolarmente forte del prodotto.
Le previsioni per il 2020 per il mercato del vino erano ottime, ma la realtà dei fatti ha presentato un conto ben diverso. L’emergenza sanitaria di queste settimane si è abbattuta in modo consistente sul territorio italiano, e a risentirne è stato anche il mercato del vino. Non solo perché i ristoranti, i bar, le enoteche e i pub sono stati chiusi, ma anche per il timore di essere contagiati e le numerose disdette delle prenotazioni. Senza trascurare, poi, le conseguenze delle difficoltà logistiche correlate al blocco dei trasporti. L’annullamento dell’edizione 2020 di Vinitaly è una logica conseguenza, ma sono saltati anche il ProWein di Dusseldorf in Germania, il Vinexpo di Hong Kong e la Fiera del Vino di Chengdu. Se sino a poche settimane fa ci si attendeva un aumento delle vendite dei vini italiani, ora è più razionale aspettarsi una flessione, che comunque si auspica sia sufficientemente contenuta.
Non c’è solo il Recioto a tenere alta la bandiera di Accordini Igino, però. No, un altro vino di primo piano è l’Amarone della Valpolicella. Secondo la leggenda, qualche decennio fa un enologo si scordò di bloccare la fermentazione di Recioto che stava avvenendo all’interno di una botte di rovere. Fu così che lo zucchero presente nell’uva si trasformò interamente in alcol, e ciò diede origine all’Amarone, un vino che – come il nome lascia intuire – è più amaro e secco. L’Amarone è un vino molto complesso, con un livello di intensità molto elevato dovuto al fatto che si ricava da uve aromatizzate all’uva. L’uva che viene adoperata è Corvina Veronese, scura e piccola: essendo complicata da coltivare, fa sì che l’Amarone sia molto prezioso. Eppure ne vale la pena, perché si tratta di un vino vellutato e molto intenso. Leggere ancora di piu dettagli sopra Accordini Igino.
Quella di Accordini Igino è la storia di uno vino che nasce dall’amore per il territorio e per l’enologia. Ne abbiamo parlato con il figlio di Igino, Guido, al quale abbiamo chiesto di raccontarci non solo la storia di suo padre, ma anche i segreti della cantina e le caratteristiche dei vini che l’hanno resa famosa. Qual è la storia di Accordini Igino? Igino Accordini nacque in una famiglia di contadini. Perse l’uso di un occhio in qualità di partigiano durante la guerra ed ebbe due figli: io e mia sorella Loretta. Avendo preso il posto di mio padre nella gestione dell’attività vitivinicola, io mi sono diplomato enologo e ho aumentato le dimensioni dell’azienda grazie all’acquisizione di diversi terreni.
D’altro canto l’intera Valpolicella fino a pochi mesi fa faceva registrare una crescita in doppia cifra in relazione all’esportazione nei mercati orientali: segno di un processo di notevole espansione. Così, non appena il virus smetterà di seminare morte e paura, ci si attende un boom di consumi, dal momento che l’Amarone è nella top five dei vini più noti sul mercato asiatico. L’azienda guidata da Guido Accordini in collaborazione con la moglie Liliana rappresenta un prezioso punto di riferimento in tutto il Veneto: merito della cura che viene riservata alla produzione attenta di Amarone della Valpolicella e Recioto. Vedere aggiuntivo Informazioni sopra Accordini Igino.